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Aprile 1957, Sicilia

Ciao Giuseppe, ciao Mauro, avevamo 12 anni!

Io sfioravo la goffaggine nel cercare di aggrapparmi alla spalla di Giuseppe, perlomeno avrei dovuto sbottonarmi la giacca.

Le sue gambe erano già allora lunghe, sempre la sinistra avanti.

Gli promettevano che avrebbe superato in altezza il metro e novanta.

Eravamo sul terrazzo dell’hotel Alessi, eravamo fanciulli che stavamo godendo della soavità della vita, sereni: chi era già abbastanza spavaldo, chi un po’ stralunato, chi un po’ confuso. Io e Mauro eravamo figli della guerra e della consuetudine di mandare a combattere un novarese a Licata e un nisseno a Merano. I soldati, si sa, non sparano soltanto.

Se il gioco del destino avesse preso un’altra direzione, sarei potuto essere oriundo.

Bando alle chiacchere, abbiamo trascorso insieme otto anni: Mauro andava e tornava dal collegio di Roma, Giuseppe continuava a crescere, in tutti i sensi, sempre bravo a scuola e nello sport, nei corteggiamenti e nelle lambrettate.

Il tempo vola, un decennio è volato e io mi ritrovo a Cologno al Serio.

Mauro l’ho rivisto l’ultima volta a Palermo nel ’66 quando sono andato in Sicilia da Milano in tre tappe con il mitico Cinquino prima serie.

Giuseppe l’ho visto di persona l’ultima volta a Bergamo, con la mamma Clara, quando con la Giulia super nel ’68 è venuto al Nord. Da allora ci siamo persi.

Sono tornato a Caltanissetta nel giugno del ’70 in viaggio di nozze con la Dyane 6, la stambecchina saltellante con lo strano cambio a tira e molla.

Dopo tre anni a causa di incomprensioni, mie grette decisioni, dovute ad una velata ripicca, il rapporto si è spezzato.

Di Mauro non so più nulla.

Ho seguito con ammirazione e trepidazione la carriera di Giuseppe, le sue arringhe, le sue battaglie in politica.

Dopo l’uscita del suo libro (Chi ha paura muore ogni giorno), mia figlia Amanda durante un viaggio in Sicilia lo ha contattato a mia insaputa ed ha avuto il piacere di conoscerlo dal vivo, in quell’occasione ci siamo sentiti al telefono e poi più nulla.

A Mondello, Giuseppe, hai ancora i Botero?

Ci rivediamo in Sicilia!

  

Caltanissetta - 1957 - foto a sinistra: Giuseppe Ayala e Carlo Ballaré, foto a destra Carlo Ballaré, Giuseppe Ayala e Mauro Tuminelli

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